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Bradburne: i primi 100 giorni a Brera

L’immagine che illustra l’intervento del nuovo Direttore Generale della Pinacoteca e Biblioteca Braidense, James M. Bradburne è particolarmente significativo: una coppia di giovani si bacia davanti al famoso quadro di Hayez. Riassume bene la sua filosofia: il museo deve essere un luogo che coinvolge chi lo visita, che lo stimola intellettualmente ma anche in grado di creare emozioni.

Bradburne, architetto, designer, museologo anglocanadese, ha sintetizzato in alcune parole la sua strategia che darà a Brera una nuova immagine, un brand più moderno e accattivante: Ascolto, dialogo, visione, autonomia, accessibilità e accoglienza. Nella conferenza di presentazione sembra un po’ voler infrangere certi luoghi comuni. Parla a braccia, in piedi, senza microfoni, con il suo accento tipico e un entusiasmo davvero incredibile.

Lo dice esplicitamente lui stesso: “Un manager deve essere prima di tutto un buon giardiniere, cioè essere in grado di far crescere le persone, e poi un bravo attore per presentare quello che fa in modo attraente”. Diciamo pure che c’è riuscito in pieno e ha riscosso la simpatia dei presenti.

Per quanto riguarda poi le idee che intende realizzare per valorizzare il patrimonio iconico che Brera custodisce ci sembrano tutte a prima vista molto buone ed efficaci, anche perché compiono una rivoluzione importante, cioè quella di mettere al centro il fruitore e creare per Brera un brand riconoscibile e soprattutto accessibile, in grado di testimoniare e rappresentare l’identità, il cuore stesso della città. Non però, per banalizzare la cultura, ma per rendere consapevole il pubblico che Mantegna, Caravaggio, Raffaello sono artisti contemporanei che possono aiutarci a capire la nostra realtà.

La prima parte del suo intervento la dedica all’ascolto e al dialogo. Bradburne ha esordito sostenendo che i primi cento giorni gli sono serviti soprattutto per sentire la gente, le loro opinioni sul Museo, le loro aspettative, le loro esigenze. E ne è scaturita la convinzione che la Grande Brera sia un progetto corretto che però non va inteso in senso immobiliare ma come occasione per creare un “arma di cultura attiva” come la definiva Russoli, il Sopraintendente della fine degli anni 60, a cui lui si riferisce spesso.

Sull’accessibilità e sull’accoglienza dice alcune cose importanti. Il cortile napoleonico, che costituisce il primo impatto per i visitatori diventerà uno spazio pubblico, verrà riarredato, con segnaletica fissa ed elettronica e il miglioramento dei servizi (data di inaugurazione 16 giugno). Poi sono previsti un nuovo shop, un caffè e altri servizi entro il 2017 e prima della fine del 2018 la riqualificazione dell’ingresso di via Fiori Oscuri 4 per creare un vero e proprio “Viale delle scienze”, che sfocerà nella piena disponibilità di palazzo Citterio con le collezioni Jesi e Vitali e la riqualificazione del Palazzo di via Brera 19.

Una novità per il pubblico è la possibilità di avere un biglietto a 10 euro, valido tre mesi, che consente di diventare un Amico di Brera temporaneo. Lo scopo è chiaro: far sì che diminuiscano i visitatori da “toccata e fuga” e si crei l’abitudine di visitare più volte il museo, reso sempre più accogliente e accessibile.

I capolavori di Brera – novità significativa - non saranno più prestati per almeno tre anni. Saranno invece predisposti dei nuovi allestimenti delle opere più importanti per individuare approcci interpretativi diversi, avvalendosi di prestiti da altre istituzioni. Il programma prevede il 17 marzo Raffaello con “Lo sposalizio della vergine”, il 16 giugno il “Cristo morto” di Mantegna, il 27 ottobre l’opera di Caravaggio. Tutte iniziative la cui validità verrà testata attraverso consultazioni dei cittadini con l’iniziativa “Brera ascolta”.

Per l’autonomia, sul piano economico, la differenza con il passato è data dalla recente riforma Franceschini che ha consentito piena autonomia economica al museo, con un suo Bilancio, un suo Statuto, strutturato con un Consiglio di amministrazione, un Collegio dei revisori e un Comitato scientifico cui spetta, a seconda delle competenze, di verificare la fattibilità degli interventi e soprattutto i risultati in termini di soddisfazione dei visitatori e di impatto economico sul territorio. Certo ci sarà un ampliamento dei contributi privati, anche grazie all’Art Bonus, ma non sarà una privatizzazione: il settore pubblico, come è giusto che sia, non sparirà.

Insomma, speriamo davvero, come dice il direttore Bradburne, che i Milanesi possano essere fieri della loro Grande Brera!


 MOS3&MU6 SPUNTI: 

 

Ricordarsi di dare spazio soprattutto alle idee eccentriche, benché minoritarie, poiché il dispotismo della democrazia non consiste tanto nel reprimere chi la pensa diversamente quanto nel presentarlo come anomalo, "straniero". Invece, proprio chi viene oggi presentato come straniero può aiutarci con le sue idee dissonanti a ritrovare una "patria" comune, delle ragioni di convivenza.

(Filippo La Porta)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 PROSSIMI EVENTI: 

 

Fine estate 2015: inaugurazione del Pavilion di UniCredit

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