Prima Biennale internazionale d'arte su Facebook: un grande successo
60 milioni di visualizzazioni e oltre 100.000 “like” complessivamente raccolti: questo in estrema sintesi il risultato della Prima Biennale Internazionale d’arte astratta (pittura e scultura) organizzata su Facebook.
Sì. Avete capito bene. Oggi, una delle gallerie più ambite al mondo è quella che può vantare una platea quasi infinita come Facebook. Idea semplice e geniale. Merito di Giorgio Grasso, critico d’arte sempre sensibile alla creatività degli artisti, in grado di esprimere la propria fantasia, la ricchezza della propria espressività, in una società spesso portata alla più vieta omologazione.
Un successo che fa leva sulla necessità degli artisti di farsi conoscere dal grande pubblico. Chi realizza quadri o sculture lo fa in genere per rispondere a un impulso che gli viene da dentro ma una volta realizzata l’opera è necessario - oltre che umanamente indispensabile – confrontarsi con il mondo, avere il coraggio di aprirsi agli altri, esporsi ai loro commenti, svolgere quella funzione sociale che ha in sé l’arte, cioè la condivisione di esperienze, di sentimenti, di ideali, di visioni, di paure persino, ma sempre in un rapporto dialogico e un confronto continuo e fruttuoso.
Mettere la foto delle proprie opere su Facebook, esponendole al giudizio dei navigatori, con i loro implacabili “like”, ha rappresentato per moltissimi artisti un rischio ma anche un gesto di generosità e di apertura. La fotografia per la stessa natura del mezzo non ha la capacità dell’originale, ci offre un’idea, uno spunto, un po’ come le ombre sul muro della caverna di Platone. Ma queste ombre servono a veicolare, seppure spesso in chiave ridotta e incompleta, un messaggio, favoriscono il dialogo nei confronti di coloro che ci vogliono ascoltare, costruiscono un ponte verso gli altri.
Qualsiasi ponte che unisca genti diverse è utile. Anche se si chiama Facebook ed è virtuale. Le critiche, spesso capziose, non tengono conto del risultato. Si soffermano sulla forma, cavillano sul possibile ricorso a sistemi scorretti, a espedienti poco trasparenti che pure esistono. Ma la sostanza è un’altra: la possibilità di entrare senza troppi sforzi (anche di tipo economico) in una vetrina internazionale di grande rilevanza. E questo l’hanno capito le migliaia di artisti che hanno aderito entusiasticamente a questa iniziativa.
Noi siamo qui a supportarla, anche perché la fase virtuale si è ormai conclusa e ora c’è un ritorno alla realtà, alla concretezza, perché finalmente le opere sono visibili dal vero fino alla fine di settembre presso l’Art Studio 38 di via Canonica 38 a Milano.
Ricordiamo il nome delle due donne vincitrici del Premio nelle sezioni pittura, Angela Sepe Novara (la sua opera è in copertina) , e scultura, Monica Steliana Cirtita.
Ma vorremmo ricordare che ognuno dei partecipanti ha in realtà vinto. Se non altro la sfida rispetto a certe convenzioni, a certi pregiudizi. Il che, alla fine, ha consentito anche all’arte di ottenere un suo proprio trionfo.